venerdì 1 novembre 2013

Dall'alto dei vent'anni

Nota introduttiva personale: in questo periodo sto consegnando una tesi di laurea sudatissima (non perché sia il lavoro più bello del mondo, ma per tutti gli strascichi emotivi che sono stata capace di attaccarci. E vabbé). Passando tanto tempo al computer a scrivere tecnicismi, fatico a trovare il tempo per me, la mia scrittura e questo blog a cui mi sto piano piano affezionando.
Quindi, visto che ho il malsano vizio di rileggere regolarmente i miei scritti del passato, ho deciso di dare un po' di luce all'Erica ventenne (ri)proponendo una cosa che in fondo non era così male.


Dall'alto dei tuoi vent'anni, quando vivi in un'altra città, studi letteratura e sei pieno di sogni.



Nota introduttiva meno personale: qualcuno mi ha detto che un blog è un modo costruttivo per parlare con se stessi. Sono d'accordo. Ma questa modalità così auto-referenziale ormai ha i giorni contati. 

The times they are a-chagin'.

7/10/06


Penso che la felicità non abbia un colore sgargiante, squillante, penso che non sia passionalmente rossa, pacchianamente gialla, sordidamente verde; la felicità dovrebbe essere, se non sbaglio, un pezzo d’ambra, trasparente, pacato, traslucido. Non è una sensazione, nè una risata ma un fossile, il fossile dentro l’ambra.

E l’amicizia è un gesto più che una parola, è silenziosa e discreta, la mia amicizia, e si basa sull’esclusività: tu sei unica, tu sei un pezzo nel puzzle delle mie personalità, e solo tu puoi capire questo. Tieni, a te io do questo e solo a te, perché tu lo tenga; vieni, con te e solo con te stasera io voglio stare.

Tu mi conosci, mi accetti e forse mi capisci; non ho bisogno di parlare di me, non ho bisogno di spiegarti il perché delle cose di prima ma solo, eventualmente, di quelle presenti.

E possiamo parlare del mondo, e non solo di noi, possiamo parlare di tutto, non solo di me.

E le parole che dicono questo, invischiate nell’ambra, senza rimbombo parlano, sono i puntini neri che opacizzano il colore; il contorno che non è inessenziale.

La selezione dell’amore, la selezione dell’affetto, sono inevitabili e vere, molto più vere delle parole che rimbombano all’infinito, dei gesti sforzati (perché quando siamo gentili lo facciamo solo per noi). Io sto in silenzio, amo molto coloro che vedo, molto meno chi non c’è mai, ed è giusto così.

Amo scavare in profondità.


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