Tu e i tuoi amici avete finito l’università. Chi prima, chi
dopo, ma vi siete sparati una dopo l’altra le proclamazioni, le feste di laurea
e le bevute di tutti.
Adesso parli solo di una cosa: il lavoro.
Se lo stai cercando, ti lamenti perché non lo trovi. Se stai
lavorando, ti lamenti perché fa schifo. Se non fa così schifo, ti lamenti
semplicemente perché lavori.
Tra i 26 e i 30 anni tutti prima o poi escono di casa. È l’età
dei grandi cambiamenti, che poi così grandi non sembrano. Tu e i tuoi amici finalmente
siete andati a vivere da soli. O a convivere. O a dividere l’appartamento con
altri non-più-ventenni lavoratori. Libertà! Niente più genitori! Sei diventato grande.
E nel limbo di questa età senza infamia e senza lode, scopri
quanto sia maledettamente difficile (e noioso) essere veramente adulti. Eppure,
è stata tutta una corsa per arrivare qui: finisci presto la triennale, e poi
inizi e finisci la specialistica, e poi corri per trovare un posto che ti
faccia lavorare otto ore, e poi corri per trovare una casa, e poi se ti va di
lusso trovi anche un partner, e corri con la mente a fare progetti su progetti… Adesso
ci siamo, e quindi?
E quindi dal lunedì al venerdì le tue energie vanno sul lavoro. Non importa che sia vicino o
lontano, bello o brutto, a turni o fisso: tu sei lì, le tue energie sono lì (perché
spesso e volentieri stai ancora imparando
e non puoi permetterti di mettere in cervello in pilota automatico) e quando
torni a casa, finalmente a casa, hai da fare giusto quelle due o tre cosine
casalinghe che puff, improvvisamente fanno arrivare l’ora di cena. Cucini
(forse), lavi i piatti, se vivi con qualcuno finalmente ti accorgi della sua
presenza fisica e gli racconti la giornata, trovi un modo per rilassarti e
spegnere la mente sennò non dormi bene, vai a letto e il giorno dopo ricominci.
E via così.
Nello strano limbo tra i 26 e i 30 anni, dopo le mattane
dell’università e prima di quello che potrebbe essere il definitivo cambio di
vita tra poppate e pannolini, in questo strano limbo sembra che tutto sia
uguale e niente lo è. Ti auto-concentri sempre di più su te stesso, cementando
le tue sacrosante abitudini tanto che vedere gli amici è diventato quasi impossibile.
Vi state sclerotizzando nella vostra fase di adultità senza volerlo peraltro
ammettere:
“Hai ragione dobbiamo proprio vederci e raccontarci un sacco
di cose!! Dai!! Io ho tempo domani dalle 19.45 alle 20.20, perché prima devo fare
la spesa e dopo ho yoga. Però se vieni tu dalle mie parti è meglio così non mi
si scongelano i surgelati.”
Al venerdì sera “qualcosa di tranquillo perché sono stanco
morto”. Al sabato sera ti sei un po’ ripreso ma non vuoi fare tardi perché porco
cane, passi tutta la settimana tra il lavoro e la casa, alla domenica avrò pur
il diritto di fare qualcosa per me (che ne so, una mostra, un giro in un’altra
città, una nuotata in piscina…), se mi sveglio alle 10 poi ho perso mezza
giornata!
E poi diciamocela tutta. Hai sudato per farti una casina proprio
come la vuoi tu, non ci sono più genitori o coinquilini scemi che ti invadono
gli spazi… quanto è bello impossessarsi del divano nel weekend? E se vivi in
una piccola cittadina di provincia, poi, è da quando hai 15 anni che alla sera
vai in birreria a bere qualcosa con gli amici e poi a ballare dove sei già
stato centoventicinque volte. Sarà cambiata qualche faccia e sarà cambiata la
tua coppia, ma la fase di inquietudine esistenziale in cui dovevi per forza uscire di casa è finita da un
nel pezzo.
Nel limbo tra i 26 e i 30 anni siamo in attesa. In costruzione.
Una routine dopo l’altra, nella transizione dall’ostinarsi a fare la seratona
in giro come un tempo (ed avere la febbre il lunedì) e le domeniche a vedere
mobili che sembra la cosa più normale del mondo.
È proprio in questi anni che si divide tanto la vita, di chi
ha ancora la possibilità di partire quando vuole con la Ryanair a diciannove
euro e novanta facendo la tirata fino alle 6 del mattino, e chi invece programma
le partenze intelligenti con la valigia fatta due giorni prima perché non si sa
mai.
È proprio in questi anni che si perdono le amicizie per
invidia o per lontananza, perché non sei più capace di trovarti una sera
qualsiasi ad un qualsiasi orario solo per mangiare una pizza e perderti in
chiacchiere.
È proprio in questi anni che non si dovrebbe perdere il
senso della vita nei meandri del nostro palazzo in costruzione… E capire che le
scelte di uno potrebbero essere un giorno le scelte di tutti… O forse no, e
andrebbe comunque bene così.
“Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare un
altro dall’alto, solo quando lo aiuta ad alzarsi.”
Gabriel Garcia Marquez