venerdì 31 maggio 2013

Everyday, everyday...

Ogni giorno ci carichiamo con delle manovelle, tentando di svegliarci e di fare tutto quello che dobbiamo.

Ogni giorno ci carichiamo, a volte l'energia basta per tutto, a volte no, e nel frattempo i mesi passano, e noi abbiamo speso le energie a caricarci di energia.

Ogni mattina raccolgo tutti i pezzi sparsi di me e vado, mi reimmergo nel mondo.

Raccolgo tutti i pezzi di me, e vado, again.


Michael Nyman - The heart asks pleasure first



mercoledì 29 maggio 2013

Perchè scrivere?


Scrivere per me è essenziale. È una specie di valvola di sfogo sempre aperta. Scrivere per me vuol dire dare voce alle cose più silenziose, quelle nascoste che faticano a salire.
D'altro canto, scrivere vuol dire anche riordinare, etichettare, capire.
Un pensiero scritto nero su bianco diventa un punto fermo.
E un'emozione tradotta in scrittura, diventa un pensiero.

Posso dire che scrivo – per me stessa – da sempre. Dal primo diario segreto che risale alla quinta elementare. Aveva le pagine con le righe e una foto copertina in bianco e nero. E un lucchetto che non ho mai usato perché, sbadata come sono, avrei di sicuro perso la chiave.
In realtà non rispetto neanche la vera natura del diario perché non scrivo tutti i giorni, e spesso non cito nemmeno i fatti. Però mi piace scrivere la data (quasi sempre) e un piccolo riferimento (raramente, solo se è importante).
Così quando mi perdo nel rileggere le mie vecchie cose, mi ritrovo cose come “inizio settembre, sulla via per Roma”, anche se nell'intera pagina non c'è un solo accenno al viaggio.

Io scrivo di sensazioni che rimangono sulla pelle, scrivo le impressioni che diventeranno ricordi.

Per questo i miei scritti-che-diventano-ricordi sono personalissimi, difficili e a volte anche scorretti, assomigliano più ad un'urgenza che a un sistema coerente. Per anni e anni sono stati la mia unica valvola di sfogo.

Poi, però, ultimamente ci sono anche le cose che scrivo per gli altri, immaginari o no.
Miriadi di lettere mai spedite dove tento di comunicare, smussando gli angoli dell'indecifrabilità. Miriadi di riflessioni quotidiane che partono da un pensiero da una canzone da un film o una lettura.
Ultimamente ho cominciato a sentire l'urgenza di condividere, a volte senza aspettare nemmeno una risposta, è come se mi dispiacesse lasciare che tutte le mie parole marciscano nella solitudine. Lasciare marcire dei pezzi di me.

Scrivere per un blog soddisfa un po' questo bisogno di esternare e lasciare andare. Sembra apparentemente senza senso scrivere se non si hanno lettori, ma per me un senso ce l'ha. Un senso lo troverà.

In ultimo ma non ultimo, da alcuni mesi a questa parte scrivo i miei scritti anche in spagnolo, per comunicare (per davvero o no) con alcune persone conosciute in Spagna con cui ho mantenuto un contatto profondo. A volte usare un'altra lingua, che conosco bene ma certo non ad altissimi livelli, ha un effetto strano: mi aiuta a tagliare, a chiarire, a semplificare. Uso espressioni diverse, strani giri di parole, devo trovare modi più semplici per dire quello che voglio dire.
Forse anche qui capiterà qualcosa in spagnolo e mi scuso già in anticipo per gli errori, le forzature e le stranezze che salteranno agli occhi a chi conosce la lingua meglio di me.

In fondo è come usare la lingua del cuore.

Ed essa, non importa in quale idioma sia, è sempre un linguaggio inventato. 

martedì 28 maggio 2013

Relazionarsi

La capacità di stare soli è la capacità di amare. 
Potrebbe sembrarti paradossale, ma non lo è. 
È una verità esistenziale: 
solo coloro che sono capaci di stare soli 
sono capaci di amare, di condividere, 
di arrivare fino all'essenza più intima
di una persona: senza possederla
e senza diventarne dipendenti,
senza ridurla a una cosa e senza dipendere
da lei, senza esserne assuefatti.
(Osho)

...significa semplicemente che la più grande sfida per tutti è quella di relazionarsi senza essere in una relazione, di condividere prima di pretendere. 
Essere in una relazione è un gioco di pretese e di attese, mentre relazionarsi non ha niente a che fare con i legami: è un flusso continuo di esperienze e scambio incessante di pensieri.

Il punto è che tutto ciò sa di utopia e di irrealtà, e certamente è così. Quello che possiamo fare, è tenere a mente - o meglio, tenere nel cuore - queste parole, perchè ci diano una direzione da seguire, perchè ci mettano davanti a un'idea limite  che ci permetterà di vivere meglio.

Vivere
meglio.

lunedì 27 maggio 2013

0.2

To build a (new) home,

real or maybe not,

working on it.



0.1

Ho aperto un blog, che originalità.

Lo userò per comunicare, per condividere, soprattutto per scrivere.

La pratica della comunicazione umana, è qualcosa di non semplice, non immediato, non sempre vero.

In un mondo dove tutti pensiamo di avere qualcosa da dire, tutti parlano, e pochi ascoltano, io...

...ho aperto un blog. Che originalità.


[fedele all'idea - in fondo - che ogni essere è unico e speciale per quello che realmente e profondamente E']